Startup in Italia o all'estero? Da dove parto per arrivare ai miei primi 10 milioni di euro
Quanto è vero che fondare oggi un'azienda in Italia sia un errore?
Meglio partire direttamente dall’estero o nascere in Italia e poi
internazionalizzarsi? Agli occhi di un investitore internazionale,
quali aspetti negativi o positivi comporta essere...
26 Minuten
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Il podcast in italiano in cui scopriamo come usare Internet per far crescere il nostro business.
Consigli utili, riflessioni, approfondimenti su tutto il mondo del marketing digitale per chi non smette mai di imparare e aggiornarsi. Un podcast utile a....
Beschreibung
vor 9 Jahren
Quanto è vero che fondare oggi un'azienda in Italia sia un
errore?
Meglio partire direttamente dall’estero o nascere in Italia e poi
internazionalizzarsi?
Agli occhi di un investitore internazionale, quali aspetti negativi
o positivi comporta essere una società italiana?
Se anche tu ti poni le stesse domande, questa puntata è fatta
apposta per te. Oggi infatti ci collegheremo con San Francisco dove
ci faremo svelare da Armando Bondi i segreti delle startup di
successo.
Per chi non conoscesse Armando Biondi, Armando è un imprenditore
italiano che vive a San Francisco, co-founder di AdEspresso, una
piattaforma per ottimizzare le campagne di advertising su Facebook
e fondatore di numerose altre startup di successo.
Quanto è vero che fondare in Italia è un errore? Meglio fondare
all’estero o nascere in Italia e poi internazionalizzarsi? Quali
sono le differenze?
Oggi, il consiglio che dò alle persone che me lo chiedono è che
viviamo in un contesto abbastanza diverso già da quella di qualche
anno fa. Per tutta una serie di macro-trend che sono in pieno
svolgimento la situazione è cambiata rispetto a qualche anno fa.
Fondare la propria company o la propria startup è possibile farlo
in maniera economica ovunque. L’accesso a internet ti permette di
risolvere tutta una serie di cose che 10/15 anni fa non avresti
potuto risolvere se non stando negli hub tecnologici. Quindi
l’accesso al “cominciare qualche cosa da zero” è molto basso.
Paradossalmente è facile. D’altra parte la sfida di quelli che
erano una volta gli hub tecnologici principali come San Francisco
(il numero uno al mondo…), New York (che è il numero due) oppure
Los Angeles, Israele per alcune cose...si è fatta molto più
competitivo e costosa. San Francisco e New York sono oggi due fra
le città più costose al mondo proprio perché si è creata questa
concentrazione di capitali da una parte, startup dall’altra e
ancora talento e possibilità di exit, ecc...Tutto questo fa
crescere paurosamente il costo della vita.
Quindi, in realtà l’idea di doversi spostare da qualche parte per
cominciare a fare startup, oggi è abbastanza controproducente.
Perché spostarti a San Francisco con zero prodotto, zero revenue,
zero funding aumentano le possibilità di fare un buco
nell’acqua.
È un ambiente più competitivo e più costoso e quindi il consiglio
che dò è quello di partire a fare un side-project che stuzzica la
tua ambizione di partire dove sei. Oggi chiunque può farlo. Se
questa cosa ha gambe e potenziale per crescere generando un
riscontro tangibile, reale e concreto sul mercato allora si può
pensare di raccogliere qualche capitale e di spostarsi in un hub
tecnologico più completo e consolidato.
Da questo punto di vista non è una brutta idea, invece di mirare al
numero uno degli hub San Francisco, andare a provare in un livello
superiore ma senza puntare al numero uno come può essere ad esempio
Berlino o Londra.
Agli occhi di un investitore internazionale, quali aspetti negativi
o positivi comporta essere una società italiana? Cosa possiamo fare
per renderci più appetibili?
Ci sono due aspetti da considerare. Un vantaggio e uno svantaggio.
Lo svantaggio è che di solito chi ha capitali da investire,
chiunque oggi ti può dare 5-10-15k€ e fare l’investor. Senza stare
a scomodare i VC. Ma diciamo che i primi 250k€ puoi iniziare a
raccoglierli più o meno ovunque. Lo svantaggio di tutto ciò è chi
ha disponibilità di capitali ha preferenza per investimenti in
economie che conosce. Quindi è più difficile che un investitore
inglese decida di investire in una company italiana. È molto più
facile che investa in una company inglese. Lo stesso vale per gli
americani. È molto più facile per un investire americano investa in
una company inglese, ancora più difficile che lo faccia in una
italiana. Questo per un motivo molto semplice: la conoscenza
dell’ecosistema fiscale ed economico è maggiore nell’area di
appartenenza. Sei più tranquillo quando dici: “sto già rischiando
il mio capitale e non voglio un ulteriore elemento di rischio come
la non conoscenza dell’ecosistema fiscale e legislativo”. Non parlo
solo dei benefici fiscali di un Paese ma proprio di come funziona
il business, il fatto che ci sia una legislazione di un certo tipo,
che le company siano fatte in un certo modo, che ci siano delle
dinamiche nel gestire gli affari proprie di quel Paese.
Continua su:
http://www.MERITA.BIZ/45
### NOTE DELLA PUNTATA ###
Se volete seguire Armando Biondi potete cominciare da questi
account:
Medium
https://medium.com/@armandobiondi
Linkedin
https://www.linkedin.com/in/armandobiondi
Facebook
https://www.facebook.com/armando.biondi?fref=ts
Angel List
https://angel.co/armando-biondi
Twitter
https://twitter.com/armandobiondi
Se invece vi incuriosisce sapere di più della sua startup potete
visitare
http://www.adespresso.com/
Il libro citato da Armando durante lo show si intitola
From Zero to One
http://amzn.to/2cmm6H6
di Peter Thiel.
### PODCAST ###
HTTP://www.MERITA.BIZ/PODCAST
Sottoscrivi il podcast su:
iTunes:
http://j.mp/MERITA-ITUNES
Stitcher:
http://j.mp/MERITA-STITCHER
Spreaker:
http://j.mp/MERITA-SPREAKER
Soundcloud:
http://j.mp/MERITA-SOUNDCLOUD
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Meglio partire direttamente dall’estero o nascere in Italia e poi
internazionalizzarsi?
Agli occhi di un investitore internazionale, quali aspetti negativi
o positivi comporta essere una società italiana?
Se anche tu ti poni le stesse domande, questa puntata è fatta
apposta per te. Oggi infatti ci collegheremo con San Francisco dove
ci faremo svelare da Armando Bondi i segreti delle startup di
successo.
Per chi non conoscesse Armando Biondi, Armando è un imprenditore
italiano che vive a San Francisco, co-founder di AdEspresso, una
piattaforma per ottimizzare le campagne di advertising su Facebook
e fondatore di numerose altre startup di successo.
Quanto è vero che fondare in Italia è un errore? Meglio fondare
all’estero o nascere in Italia e poi internazionalizzarsi? Quali
sono le differenze?
Oggi, il consiglio che dò alle persone che me lo chiedono è che
viviamo in un contesto abbastanza diverso già da quella di qualche
anno fa. Per tutta una serie di macro-trend che sono in pieno
svolgimento la situazione è cambiata rispetto a qualche anno fa.
Fondare la propria company o la propria startup è possibile farlo
in maniera economica ovunque. L’accesso a internet ti permette di
risolvere tutta una serie di cose che 10/15 anni fa non avresti
potuto risolvere se non stando negli hub tecnologici. Quindi
l’accesso al “cominciare qualche cosa da zero” è molto basso.
Paradossalmente è facile. D’altra parte la sfida di quelli che
erano una volta gli hub tecnologici principali come San Francisco
(il numero uno al mondo…), New York (che è il numero due) oppure
Los Angeles, Israele per alcune cose...si è fatta molto più
competitivo e costosa. San Francisco e New York sono oggi due fra
le città più costose al mondo proprio perché si è creata questa
concentrazione di capitali da una parte, startup dall’altra e
ancora talento e possibilità di exit, ecc...Tutto questo fa
crescere paurosamente il costo della vita.
Quindi, in realtà l’idea di doversi spostare da qualche parte per
cominciare a fare startup, oggi è abbastanza controproducente.
Perché spostarti a San Francisco con zero prodotto, zero revenue,
zero funding aumentano le possibilità di fare un buco
nell’acqua.
È un ambiente più competitivo e più costoso e quindi il consiglio
che dò è quello di partire a fare un side-project che stuzzica la
tua ambizione di partire dove sei. Oggi chiunque può farlo. Se
questa cosa ha gambe e potenziale per crescere generando un
riscontro tangibile, reale e concreto sul mercato allora si può
pensare di raccogliere qualche capitale e di spostarsi in un hub
tecnologico più completo e consolidato.
Da questo punto di vista non è una brutta idea, invece di mirare al
numero uno degli hub San Francisco, andare a provare in un livello
superiore ma senza puntare al numero uno come può essere ad esempio
Berlino o Londra.
Agli occhi di un investitore internazionale, quali aspetti negativi
o positivi comporta essere una società italiana? Cosa possiamo fare
per renderci più appetibili?
Ci sono due aspetti da considerare. Un vantaggio e uno svantaggio.
Lo svantaggio è che di solito chi ha capitali da investire,
chiunque oggi ti può dare 5-10-15k€ e fare l’investor. Senza stare
a scomodare i VC. Ma diciamo che i primi 250k€ puoi iniziare a
raccoglierli più o meno ovunque. Lo svantaggio di tutto ciò è chi
ha disponibilità di capitali ha preferenza per investimenti in
economie che conosce. Quindi è più difficile che un investitore
inglese decida di investire in una company italiana. È molto più
facile che investa in una company inglese. Lo stesso vale per gli
americani. È molto più facile per un investire americano investa in
una company inglese, ancora più difficile che lo faccia in una
italiana. Questo per un motivo molto semplice: la conoscenza
dell’ecosistema fiscale ed economico è maggiore nell’area di
appartenenza. Sei più tranquillo quando dici: “sto già rischiando
il mio capitale e non voglio un ulteriore elemento di rischio come
la non conoscenza dell’ecosistema fiscale e legislativo”. Non parlo
solo dei benefici fiscali di un Paese ma proprio di come funziona
il business, il fatto che ci sia una legislazione di un certo tipo,
che le company siano fatte in un certo modo, che ci siano delle
dinamiche nel gestire gli affari proprie di quel Paese.
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Il libro citato da Armando durante lo show si intitola
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